domenica 24 ottobre 2010

un libro al giorno #10

jean giraud - moebius, il mio doppio io, deriveapprodi

8. "Ma come si fa a parlarne senza mostrare le immagini?" (Ferruccio Giromini nell'Introduzione)

25. "Io per le date sono un disastro. Non mi piace la gente che ricorda troppo bene le date. I ricordi messi in scala, come la memoria, per me non sono davvero mai al loro posto. La data è l'imprecisione del ricordo. Si mettono le date per mettersi a posto la coscieza. (...) Per evitare di parlare dell'essenziale, di cio' che dura al di là delle date. Per girare intorno all'argomento. (...) Per creare un legame fittizio col lettore, per permettergli di situarsi. (...) Datare come barare, sapendo bene che la vita non si misura col metro del tempo che passa, bensi con quello dell'uso che se ne fa".

28. "Augusto Ferdinando Moebius era un astronomo e matematico tedesco dell'Ottocento. Gli devo qualche scusa. Ho finito per rubargli il posto nelle colonne del dizionario dei nomi propri. (...) Infatti, poiché nel frattempo il fumetto si è conquistato qualche grado di nobiltà e io qualche titolo di merito, se oggi cercate lo scienziato Moebius sul dizionario francese troverete invece, chiedo scusa, me: Moebius, ovvero Giraud (Jean)".

29. "Il disegnatore è padrone del gioco e della prospettiva. Puo' far tutto".

32. "Un artista puro è una persona che organizza la propria vita in modo da poter godere di momenti di latenza e di preparazione. Di momenti di nullafacenza. (...) A causa di costrizioni materiali, alcuni pittori, anche tra i più geniali, si lasciano influenzare dalla mentalità, dalla morale, dai concetti di attività, virilità, normalità. Si mettono a lavorare dal mattino alla sera senza trovare più il tempo di non far nulla. Adesso sappiamo che vi sono pittori in grado di eseguire opere assolutamente magistrali in trenta secondi. Nessuno parla mai del tempo infinito che ci è voluto per preparare quei trenta secondi di azione intensa. Il tempo della creazione non è quello del gesto".

39. "Da bambino, disegnavo. Se mi avessero regalato una tromba di legno, magari sarei diventato Miles Davis".

41. "Il mio disegno ha due caratteristiche: la prima è l'uso dell'errore (...). La seconda è disegnare senza sapere dove vado a parare".

43. "Ho imparato a dar fiducia a quella parte di me cui non ho un vero e proprio accesso ma che organizza le cose in modo magico".

64. "Da bambino, non ho perso tutto, ma non ho nemmeno ritrovato tutto".

68. "I comportamenti patologici dei genitori sono spesso nefasti. Ma si potrebbe anche dire che forniscono buoni strumenti di percezione e una solida obiettività".

78. "A quindici anni, la grande domanda che mi ponevo non era sapere cosa sarebbe stato di mia madre, ma: 'Dovro' tagliarmi il ciuffo a banana, oppure no?'".

79. "Senza il disegno, non sarei diventato quello che sono".

87. "Frequentare le Arti applicate invece di andare in fabbrica, e poi passare il servizio militare disegnando invece di maneggiare le armi, ha scatenato in me una specie di estasi della differenza. Se il disegno poteva questo, poteva tutto".

107. "Il fumetto è un'arte del disegno. (...) nel fumetto si è più disegnatori di quanto non lo si sia mai stati in precedenza nella storia dell'arte. (...) Perché bisogna disegnare tutto senza modelli e a memoria. E il disegno deve essere ricco, vivo, avere il senso e tutta la complessità del reale".

114. "Morris, l'autore di Lucky Luke, racconta che a scuola, mentre i suoi compagni disegnavano sui margini del quaderno, lui si distingueva per disegnare direttamente in mezzo alla pagina. Il disegno occupava già tutto lo spazio".

145. "Non smetti mai di dire che vorresti fare dell'altro, ma questo altro non si vede mai arrivare. Fallo! E poi ne riparliamo".

146. "Il fumetto è un'attività solitaria che si confronta di continuo con il giudizio del gruppo".

155. "Nella mia concezione schizofrenica del mondo, sposarmi e avere dei figli era un atto totalmente surrealista".

notes: dice gloria che dovremmo passare più tempo coi bambini. qu
ando me l'ha detto non mi era sembrata una cosa importante. è dopo cinque giorni coi miei nipoti che ho capito che andarsene in giro coi bambini è come stare coi peanuts. dicono cose geniali. tutto il tempo. oggi, in metropolitana, il piccolo dice al grande: come compito per le vacanze devo recensire un film. il grande gli spiega: non è complicato, devi scrivere cosa ti è piaciuto e scriverlo in modo che alla gente venga voglia di vedere il film. il piccolo, poco convinto: sei sicuro? il grande: si, si, la gente prima di andare a vedere un film legge le recensioni, fanno tutti cosi. il piccolo: tutti tranne noi.
il che mi fa riflettere sulla presunta inutilità di tutto questo mio leggere e scrivere. cio' detto questo libro di moebius, a parte qualche deriva spirituale di troppo, è proprio bello. questo libro è bello e anche miracolato. da più di dieci anni risiedeva nello scaffale della mia scrivania dei libri che non ho letto né mai leggero'. è casuale il fatto che un libro finisca li o da un'altra parte della casa. statisticamente pero' le probabilità che io legga un libro che sta in quello scaffale sono scarsissime. il miracolato ce l'ha fatta solo perché porto i nipoti a vedere la mostra di moebius, e da brava nerd ho pensato fosse il caso di leggerlo. tante volte mi fanno qualche domanda.

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